Un viaggio attraverso il passato ma con uno sguardo verso il futuro. Vuole essere questo la mostra “Una benedizione reciproca. Papa Giovanni Paolo II e il popolo ebraico” presentata ieri pomeriggio nella Sala Marconi della nostra emittente ed inaugurata nel Braccio di Carlo Magno in Vaticano. L’esposizione, che resterà aperta fino al prossimo 17 settembre, ripercorre attraverso foto, immagini, manufatti artistici e suoni, il rapporto tra Karol Wojtyla e la comunità ebraica. Il servizio :
Karol Wojtyla e Jerzy Kruger. Parte dal racconto di un amicizia tra un cattolico e un ebreo, nata in una Polonia devastata dall’ occupazione nazista, la mostra “Una benedizione reciproca”. E nell’esposizione viene ripercorsa attraverso foto, filmati e oggetti dell’epoca, la storia dello speciale rapporto che sin dalla giovinezza il futuro Papa Giovanni Paolo II ha sempre avuto con il popolo ebraico. William Madges è tra i curatori della mostra:
R. – So the exhibit really has multiple purposes…
La mostra, ha più obiettivi. Una parte è educativa, per informare le persone dei rapporti, durati una vita, costruttivi, tra Karol Wojtyla e gli ebrei: dall’infanzia al papato. La seconda parte vuole commemorare il Santo Padre, per gli importanti passi fatti per migliorare i rapporti tra le due comunità di fede. Primo, visitando la Sinagoga; poi firmando un accordo fondamentale che stabilisce rapporti diplomatici tra la Santa Sede e lo Stato d’Israele; e naturalmente, la sua visita in Israele, e quel momento davvero speciale quando ha collocato le preghiere nel Muro del Pianto, chiedendo a Dio perdono agli ebrei, per quello che hanno dovuto soffrire e impegnando se stesso e la Chiesa nel portare avanti la fratellanza per i popoli dell’Alleanza.
Questa mostra arriva a Roma dopo essere stata già esposta con grande successo a New York, Los Angeles, Chicago e Filadelfia. Ascoltiamo ancora William Madges:
R. – Well, it is absolutely crucial…
E’ assolutamente cruciale. Prima di tutto, perché Giovanni Paolo II ha avuto il papato più lungo del XX secolo e uno dei più lunghi nella storia della Chiesa. Secondo, perché è stato amato profondamente non solo dai polacchi, ma anche dagli italiani, che gli hanno davvero voluto bene. E terzo, perché questo è il posto dove ha avuto luogo il Concilio Vaticano II, 50 anni fa, e noi pensiamo che la sua vita e specialmente il suo papato hanno fatto prendere vita al Vaticano II in un modo davvero importante e solido.
La seconda parte della mostra ripercorre i grandi passi fatti da Giovanni Paolo II per una riconciliazione tra la comunità cattolica e quella ebraica, partendo proprio da quell’abbraccio con il compianto rabbino Toaff, in occasione della storica visita al Tempio maggiore di Roma nel 1986, dove per la prima volta un Pontefice entrava in una Sinagoga. Il rabbino capo della capitale Riccardo Di Segni:
R. - Il Pontificato di Giovanni Paolo II si è segnalato per tante cose importanti e una di queste cose è proprio il decisivo miglioramento nei rapporti tra il mondo cristiano-cattolico e quello ebraico, dovuto proprio ai gesti e alla sua volontà di incidere su questo rapporto. Quindi ricordare questo aspetto della sua storia è veramente importante.
D. – Qual è un suo ricordo personale di Giovanni Paolo II?
R. – Io ho avuto varie occasioni di incontro, oltre al fatto che era estremamente presente nella nostra vista per tutti i motivi per cui un Papa è un presente nella vita delle persone. Il mio ricordo personale è quando sono andato a trovarlo nella mia veste nuova di Rabbino di Roma: appena mi ha visto, mi ha guardato in faccia e mi ha detto ‘Giovane!’. Era sorpreso che ci fosse un rabbino giovane alla guida della comunità.
D. – La foto che presenta questa mostra è quella della stretta di mano tra Giovanni Paolo II e il rabbino Toaff: quanto è stata importante questo dialogo tra le due religioni?
R. – Quella foto rappresenta un momento importante. Giovanni Paolo II aveva l’intuito di trasmettere messaggi importanti in modo rilevante dal punto di vista mediatico e quindi quella foto è un’icona di un passaggio storico.
D. – E’ forte anche adesso la continuazione con Papa Francesco di questo dialogo?
R. – Certo! Con questo Papa, così come con il suo predecessore, il dialogo continua: ciascuno con il proprio stile, le proprie sensibilità e il proprio carattere, ma sempre positivamente.
Fonte Radio Vaticana
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