SOSTENITORE DELLA FOLGORE

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domenica 15 marzo 2015

LA MISERICORDIA? MA NELLA GIUSTIZIA! (una mia personale riflessione )


Midrash  dei bicchieri vuoti sulla Genesi:

Il Signore Dio è come un re che aveva dei bicchieri vuoti. Disse il re: "Se io vi metto delle cose calde si spaccano, se le metto fredde si incrinano. Cosa fece il re? Miscelò le cose calde con quelle fredde, le versò ed i bicchieri non si ruppero. Così disse il Signore: se creo il mondo con la misura della compassione, i peccatori saranno molti; se invece con la misura della giustizia, come potrà sussistere? Dunque lo creo con la misura della compassione e con quella della giustizia: magari resisterà!".

La mia riflessione prende spunto anche dalle riflessioni del cardinale Müller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede in occasione dei sinodi sulla famiglia ma attraverso le quali nasce il mio pensiero su questo argomento,sulle basi della mia personale esperienza umana .


“San Tommaso d’Aquino affermò che la misericordia è il compimento della giustizia, perché con essa Dio giustifica e rinnova la creazione dell’uomo. Pertanto, non dovrà mai essere una scusa per sospendere o invalidare i comandamenti e i sacramenti. Altrimenti cadremmo nella pesante manipolazione dell’autentica misericordia e anche di fronte all'inutile tentativo di giustificare la nostra indifferenza verso Dio e gli uomini”. Il principio della misericordia, “è molto debole quando si trasforma in un unico argomento teologico-sacramentale valido. Tutto l’ordine sacramentale è opera della misericordia divina, ma non lo si può annullare revocando il principio che lo regge.
 Un riferimento sbagliato alla misericordia comporterebbe il grave rischio di banalizzare l’immagine di Dio, secondo cui Dio non sarebbe libero, bensì "obbligato a perdonare”. 
E’ vero, che Dio non si stanca mai di perdonare e di offrirci la sua misericordia, ma “il problema è che siamo noi a volte che ci stanchiamo di chiederla”.   “Oltre alla misericordia poi, c'è anche la santità e  la "giustizia" che appartengono al mistero di Dio. Se nascondessimo questi attributi divini e banalizzassimo la realtà del peccato, non avrebbe senso per la gente, implorare la misericordia di Dio”, che è sia per il peccatore, che per le vittime innocenti dei peccatori
Come scrisse il teologo cattolico Pesch  , “l’idea di un Dio castigatore e vendicativo ha gettato molti nell’angoscia a proposito della loro salvezza eterna. Il caso più conosciuto e che portò  gravi conseguenze per la storia della chiesa fu il giovane Martin Lutero, a lungo tormentato dalla domanda: ‘Come posso trovare un Dio benigno’? Finché un giorno riconobbe nel senso della Bibbia, che la giustizia di Dio non è punitiva, ma giustificante,  quindi misericordiosa.  Su questo argomento nel XVI secolo la Chiesa si divise”.
 La misericordia dunque non deve essere una visione sdolcinata di un Dio possibilista verso le esigenze umane, oppure accondiscendente o buonista. Bensì è una sfida, teologica, sociale e anche politica. Vi sono molti rischi che si nascondono nell'enfatizzazione della misericordia, tanto che a volte, questi sono contro la Verità.
In un mondo che ha rinunciato a Dio e alla ragione, allora non ci si potrebbe che accontentare dei buoni sentimenti, o peggio del sentimentalismo. Ma “la misericordia senza verità sarebbe disonesta e semplice consolazione, cioè chiacchiere a vuoto. Viceversa, si sa anche che la verità senza misericordia sarebbe fredda, scostante e pronta a ferire”.
Allora penso alle parole del teologo protestante Heinz Zahrnt : I peccatori non sono scusati e la malattia non viene idealizzata. Certo,“Gesù è un amico dei peccatori, non è però il loro compagno”… Indubbiamente il ritorno del peccatore è indispensabile, ma non è questa la condizione, ma è invece la conseguenza del dono grandioso di Dio”.
 Dunque come giustamente fa notare Kasper : “Se la misericordia è la proprietà fondamentale di Dio, essa “non può essere un’attenuazione della giustizia”, ma piuttosto la giustizia di Dio “partendo dalla sua misericordia”. La misericordia dunque è la giustizia specifica di Dio” , è quindi perfezionamento e compimento della giustizia ma “non ne èl' annullamento”, bensì la presuppone, altrimenti  sarebbe giustizia unilaterale e manchevole nei confronti di chi ha subito violenze di ogni tipo, e ripenso all'olocausto, al femminicidio, alle vittime del terrorismo e della mafia, delle guerre, delle “MALDICENZE”!!
Tutte cose queste, che hanno provocato ferite indelebili nell'anima delle vittime di questi fatti e che le hanno spesso emarginate rovinando  loro la reputazione per lunghi anni e in alcuni casi per sempre, e a volte addirittura il corso della loro vita ( perché se ciò dovesse essere giustificato a priori, senza preoccupazione per chi ha subito, allora mi viene da dire che se dove finisce la tua libertà inizia la mia , al contempo dove finisce la tua cattiveria inizia la mia reazione che sarebbe quindi altrettanto giustificabile) .
Allora mi sorge la domanda  Kantiana applicata all'esperienza personale : in cosa può sperare chi è stato vittima di tutto ciò che ho menzionato poc'anzi? Forse che l'offender sia perdonato a oltranza e la vittima si metta in saccoccia le offese e i danni subiti e dimentichi? Non siamo automi anche se stiamo vivendo in un'epoca del quasi  cyber spazio.
Ci sono cose che non si potranno mai cancellare dalla memoria , perché spesso hanno cambiato la vita delle persone e il corso della vita di queste. Dunque a me piace moltissimo il pensiero di Kasper quando dice che : “per la Bibbia… la con-sofferenza di Dio non è espressione della sua imperfezione, della sua debolezza e della sua impotenza, ma è espressione della sua onnipotenza… Egli non può quindi essere passivamente e contro la sua volontà, colpito dal dolore. Ma nella sua misericordia si lascia sovranamente e liberamente colpire dal dolore” , perché il contrario , mi farebbe pensare ad un Dio apatico... lontano da me. Mentre il pensiero che Lui soffriva con le vittime, per la mia interiorità  è consolatorio perché giustifica anche che Dio non soffre in quanto Dio ma come Uomo in Cristo, e questo da senso anche alla mia fede. Certamente, Cristo è venuto per i peccatori, ma non solo, è venuto anche per le vittime della cattiveria umana e ne fu un esempio Lui stesso.
In ultimo voglio ricordare il primo esempio della storia,  che può definirsi anche il primo omicidio della storia: Caino e Abele. Al cap. 4, 9 troviamo scritto: “e disse il Signore a Caino dov’è Abele tuo fratello? Non lo so forse che io sono il custode di mio fratello?” e disse ancora “cosa hai fatto?, la voce del sangue di tuo fratello grida a me dalla terra”  Ora sii maledetto lungi da quel suolo che per opera della tua mano ha bevuto il sangue di tuo fratello. 12 Quando lavorerai il suolo, esso non ti darà più i suoi prodotti: ramingo e fuggiasco sarai sulla terra». 13 Disse Caino al Signore: «Troppo grande è la mia colpa per ottenere perdono! 14 Ecco, tu mi scacci oggi da questo suolo e io mi dovrò nascondere lontano da te; io sarò ramingo e fuggiasco sulla terra e chiunque mi incontrerà mi potrà uccidere». 15 Ma il Signore gli disse: «Però chiunque ucciderà Caino subirà la vendetta sette volte!». Il Signore impose a Caino un segno, perché non lo colpisse chiunque l'avesse incontrato. 16 Caino si allontanò dal Signore e abitò nel paese di Nod, ad oriente di Eden.   Quindi c'è un accusa da parte di Dio a Caino di aver fatto un qualcosa di molto grave, per questo Caino dice al Signore: “… è così grande la mia colpa per poterla sopportare”. Dio non punirà Caino con la morte; anche se Caino ha ucciso, all'interno della famiglia, ammazzando suo fratello, ma  Dio lo punirà con una pena che può essere da esempio nei confronti di altri ponendo però una sentenza:“chiunque uccide Caino verrà punito per 7 volte” cioè a dire Caino è un omicida, ma Caino si è reso conto della sua grave colpa, dunque non va ucciso perché Dio non ripaga con la stessa misura, ma lascia un segno che deve essere da esempio per tutti gli altri uomini della storia, perchè se Dio avesse ucciso Caino si sarebbe macchiato della stessa colpa di cui Caino stesso si è macchiato. Ma il presupposto di questo è che Caino, cioè chi offende, nel senso più ampio del termine, che si penta!!!

Anche se la mia è solo una piccola voce,spero comunque che venga ascoltata tenuta in considerazione anche in nome delle vittime delle ingiustizie umane!



Marilina Fenice Grassi


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