Storico avvio, oggi a New York in sede Onu, dell’iter di sottoscrizione da parte di 171 Paesi, dell'accordo contro il surriscaldamento climatico approvato a Parigi il 12 dicembre."Occorre agire oltre i soli propositi", ha sottolineato in apertura il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon. Nella odierna Giornata mondiale della Terra scelta per l’occasione ci saranno anche 50 tra capi di Stato e di governo. E stamani - in un tweet - il Papa, che alla cura della "casa comune" ha dedicato l’Enciclica Laudato si’, ricorda che “Un vero approccio ecologico sa curare l’ambiente e la giustizia, ascoltando il grido della terra e il grido dei poveri”. Francesco ha inoltre pubblicato una foto su Instagram, che lo ritrae mentre pianta un piccolo albero, accompagnata da questo messaggio: "Tutti possiamo collaborare come strumenti di Dio per la cura della creazione". Il servizio di Gabriella Ceraso:
Contenere ben al di sotto dei 2 gradi centigradi, idealmente fino ad 1,5, l’aumento della temperatura globale rispetto ai livelli preindustriali, frenare dunque l’escalation delle emissioni di gas serra e l’avvicinarsi dei disastri naturali che ne derivano. E’ questo il cuore dell’accordo: sono compresi tutti i Paesi e i tipi di emissioni. Il segnale ai mercati è forte: occorre investire in un’economia diversa, mobilitare il supporto tecnologico e spingere per i Paesi in via di sviluppo, come spiega il professor Ugo Bardi del Dipartimento di Scienze della terra all’Università di Firenze:
“È una sfida immensa e non basta la buona volontà di dire: ‘Prendo la bicicletta invece dell’automobile o il treno invece dell’aereo’. È una trasformazione profonda che deve prendere tutta la società industriale, tutto il sistema di produzione, quello dei trasporti e delle comunicazioni. Ci vogliono investimenti, ma anche adattamento. Se noi continuiamo a pensare alla soddisfazione immediata del cosiddetto ‘consumatore’ andiamo verso il disastro; se invece risparmiamo qualcosa, la mettiamo da parte per il futuro, la investiamo per i nostri figli, possiamo arrivare a un futuro migliore”.
L’entrata in vigore dell’accordo, non prima del 2020, avverrà comunque 30 giorni dopo la sottoscrizione da parte di 55 Paesi responsabili del 55 per cento delle emissioni di gas serra. Ma è positivo che molti Paesi abbiano già presentato i rispettivi contributi. In testa, Cina e Stati Uniti, finora reticenti. Tuttavia il timore, espresso anche dal Papa, che come i protocolli precedenti, anche per questo ci si fermi ai soli propositi, c’è. Ancora il prof Bardi:
R. – L’accordo impone abbastanza poco: è un accordo di massima sul fatto che sia assolutamente necessario fare qualcosa. È tantissimo perché c’è il rischio di non arrivarci, ci sono delle forze enormi che stanno premendo per non arrivare e per non fare degli accordi. Poi l’accordo bisogna metterlo in pratica: tutti sono stati contenti di firmarlo, e lo sono ancora, ma le conseguenze richiedono lavoro.
D. – I Paesi in via di sviluppo sottolineano la necessità di equità e anche di giustizia. Tutto questo è previsto, secondo lei, da questo accordo?
R. – È scritto nella Enciclica, ma non nell’accordo di Parigi; però è implicito che non potremmo mai arrivare a niente se non con un processo che sia giusto ed equo nei riguardi di tutti.
La forza dell'accordo è la consapevolezza che la sfida ai cambiamenti climatici si vince solo insieme e a questa consapevolezza come anche alla gravità della situazione si è giunti anche grazie al Papa. Ancora il prof. Bardi:
“Il Papa queste cose le capisce bene. Lui è uno degli artefici di questo accordo. Indubbiamente, se non ci fosse stata l’Enciclica sul clima, sarebbe stato più difficile. È stata una forza enorme che ha premuto in una certa direzione. Però anche il Papa si rende conto che non è solamente una questione di principio, come quando uno dice che è bello fare certe cose – ‘facciamolo tutti insieme', ecc. – ;no, bisogna lavorarci sopra e sacrificare certe cose. E il rischio è fortissimo, perché le ultime notizie dalla climatologia sono impressionanti. Il riscaldamento globale non è più una cosa teorica, di modelli, un problema che emergerà dal 2100 in poi – fra un secolo – per i nostri nipoti, forse per i nostri figli; no, la situazione sta evolvendo rapidamente e il cambiamento sta accelerando! Potremmo trovarci a rimpiangere di non aver agito con la necessaria velocità quando lo potevamo ancora fare”.
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi
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Si celebra oggi la 46.ma edizione della Giornata mondiale della Terra e sarà dedicato proprio al tema della salvaguardia del pianeta il primo dei 4 giorni della manifestazione: “Un Villaggio per la Terra. Vivere insieme la città”, promossa a Roma da Earth Day Italia e dal Movimento dei Focolari. Seguiranno focus sul dialogo con l’islam, l’immigrazione, la legalità, la fraternità. Il 22 aprile è anche la data scelta dal segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon come primo giorno utile per la ratifica dell’accordo sul clima siglato a Parigi da165 Stati del mondo. Sull’iniziativa romana Adriana Masotti ha sentito Pierluigi Sassi, presidente di Earth Day Italia:
R. – Un’attenzione particolare, quest’anno, Earth Day la rivolge al mondo dei giovani, perché sono i reali promotori del cambiamento. Sarà una quattro giorni di festa e passerà - attraverso le emozioni - il messaggio dell’importanza dell’educazione ambientale. Quindi una prima giornata dedicata al mondo della scuola, con il Giubileo degli studenti, perché quest’anno intercettiamo questo grande evento di Papa Francesco, ma anche poi la musica dei ragazzi: rapper che dal mondo della scuola vengono a cantare il loro impegno per la terra e poi il grande Concerto per la Terra di Rocco Hunt. Il giorno dopo è una giornata dedicata, invece, al mondo del libro: è la Giornata mondiale del Libro e del diritto d’autore. Ci saranno approfondimenti culturali con la “Mariapoli”, che esplorerà anche il mondo della legalità e il mondo dell’immigrazione. Il terzo giorno – domenica, 24 aprile – sarà dedicato all’integrazione culturale. E’ un tema strettamente connesso con quello dell’ambiente: abbiamo 160 milioni di rifugiati ambientali, in giro per il mondo, perché le loro terre non sono più in grado di nutrirli. Quindi ecco una giornata dedicata a loro attraverso approfondimenti culturali, che si concluderà con un grande concerto del Gen Verde per le donne migranti vittime di violenza, e poi con tante piccole esperienze, ma fortemente simboliche. Ne voglio ricordare solo una: la “ Liberi Nantes”, la prima squadra di calcio dei rifugiati che gioca il campionato, ma che non produce punti, perché i suoi giocatori non hanno la cittadinanza. Quindi l’emblema della situazione che vivono questi ragazzi, che si confronteranno calcisticamente con gli studenti della Luiss. Infine, il quarto giorno, il giorno della chiusura, faremo una grandissima biciclettata e candideremo la bicicletta al Nobel per la Pace, perché è veramente l’emblema della mobilità sostenibile.
D. - Tornando al 22 aprile, quindi alla Giornata mondiale della Terra: questa è anche la data scelta dall’Onu per la firma a New York, dell’accordo sui cambiamenti climatici, che è stato stilato lo scorso dicembre a Parigi…
R. – Sì. Questo accordo non cambia le cose: questo accordo apre la strada al cambiamento. Quindi non è un punto di arrivo, ma è un punto di partenza, che ci mette tutti di fronte ad una strada che è in salita. Collegarsi con questa intenzione globale, anche a livello individuale, è per noi il cuore del messaggio di quest’anno. Ban Ki-moon ci ha onorato di scegliere proprio l’Earth Day per la ratifica: noi ci collegheremo dal “Villaggio per la Terra” di Villa Borghese con il Palazzo di Vetro di New York ma vorremmo che il messaggio sia soprattutto al contrario e cioè che dal Palazzo di Vetro si giunga ai ragazzi, che saranno lì ad ascoltare Rocco Hunt e che devono capire che dipende anche da loro il cambiamento.
D. – Un contributo alla salvaguardia del Creato lo sta dando certamente anche la Chiesa e in particolare Papa Francesco con la sua Enciclica “Laudato si’”, con cui ha invitato i governi e le persone al rispetto della casa comune…
R. - In dicembre la voce di Papa Francesco è stata l’unica vera voce in difesa degli ultimi. Davvero forte il messaggio della “Laudato si’”, davvero storico il passaggio epocale della prima Enciclica sulla Custodia del Creato nella storia delle Dottrina Sociale della Chiesa. Noi abbiamo cavalcato questo tema, con convinzione e facendo anche una Marcia per la Terra, che è partita dal Colosseo in occasione della Giornata diocesana di Roma per la Custodia del Creato ed è arrivata a Piazza San Pietro, dove il Papa l’ha salutata. E lì si è visto come il concetto dell’ecologia integrale, il concetto di casa comune abbia saputo aggregare, in vista della Cop21, oltre 130 sigla diversissime l’una dall’altra, perché tutti sentono l’emergenza, tutti sentono il bisogno e la voce del Papa è stata l’unica veramente ad illuminare questo aspetto. Quindi noi oggi arriviamo al “Villaggio per la Terra” non come organizzazione che vuole solo fare una festa, ma come organizzazione consapevole del fatto che c’è bisogno di riaggregare intorno a questo obiettivo. Per la prima volta si uniscono due grandi manifestazioni: la Giornata mondiale della Terra, che esiste dal ’70, e la “Mariapoli”, che esiste dal 1949 grazie al Movimento dei Focolari. Quindi due organizzazioni mondiali che toccano oltre 180 Paesi, che si mettono insieme proprio per dire che è stando insieme che si può produrre il cambiamento, ispirandosi al Papa.
Partner di Earth Day Italia nell’organizzazione del “Villaggio della terra” è, dunque, il Movimento dei Focolari che dal ‘49 promuove in tutto il mondo le Mariapoli, esperienze di convivenza temporanea tra persone impegnate a vivere il comandamento evangelico dell’amore reciproco. Sentiamo Antonia Testa, tra i responsabili del Movimento a Roma:
R. – C’è il desiderio di costruire qualcosa all’interno della nostra città, una città che sappiamo essere martoriata da tante fragilità. C’è il desiderio da parte di tanti di dare speranza, mettendo in luce il tanto positivo che c’è a Roma. I focus principali sono tra i più caldi dell’attualità. Anzitutto l’islam e il dialogo con l’islam: partendo da un libro, un testo di Michele Zanzucchi: “L’islam raccontato a chi ha paura dei musulmani”. Poi un focus sulla legalità, che ha per titolo “La legalità del noi”: quindi esperienze di legalità affrontate insieme con la testimonianza di personaggi che hanno le mani in pasta in queste tematiche. Un altro focus ha il titolo “Roma, città aperta alla fraternità” per mettere in evidenza il tema della solidarietà e anche della vocazione di questa città, una vocazione unica, che rende Roma una città davvero aperta alla fraternità universale. Infine, il tema – direi forse il principale anche di tutto il “Villaggio per la Terra” – dell’ecologia integrale, auspicata da Papa Francesco. Per tutti e quattro gli argomenti il punto chiave è il valore del dialogo come conoscenza reciproca, confronto tra le varie realtà e poi accoglienza.
D. – Diceva prima che l’intenzione della “Mariapoli” è mostrare concretamente tutto ciò che c’è di bello a Roma e quindi la presentazione di esempi positivi. Ma ce ne sono? Dove li avete trovati?
R. – Sì, questo è un desiderio che è nato nel cuore l’anno scorso, proprio appena prima di sapere che Papa Francesco avrebbe indetto il Giubileo della Misericordia. Ci siamo detti: in questa città ci sono migliaia di persone che quotidianamente vivono e lavorano per rendere la Capitale un posto migliore in cui abitare. Poi abbiamo pensato anche alle tantissime associazioni: penso a chi si occupa – ad esempio – delle famiglie dei carcerati; penso a questo amico che è lì, il lunedì sera e il martedì sera, nelle piazze di Roma a dar da mangiare a tutte persone senza tetto; penso alle mamme che si sono associate per i loro figli disabili; penso a tantissime associazioni contro i giochi d’azzardo; penso alle tantissime associazioni mediche…. Ci siamo detti: ma perché non trovare il modo di far venire a galla tutto questo bene che c’è a Roma, per far rinascere l’ottimismo, per far nascere sinergie, per guardare lontano insieme.
D. – Abbiamo pronunciato più volte la parola “Mariapoli” e a questo punto dobbiamo, credo, spiegare brevemente che cosa significa e qual è la sua storia…
R. – Dobbiamo risalire al ’49. Un gruppo di giovani si sono ritrovati tra le Dolomiti, per un periodo di vacanza, e lì hanno vissuto una esperienza speciale, proprio per la vita del Vangelo che c'era fra di loro, hanno sperimentato come potrebbe essere il mondo se tra tutti gli uomini fosse vissuta, in particolare, quella legge “Amatevi l’un l’altro, come io ho amato voi”. La fraternità che si è realizzata tra questi giovani ha attirato tantissime persone. Basti pensare che nell’arco di pochi anni, nel paese di Fiera di Primiero e di Tonadico, sono transitate circa 10 mila persone. A quel punto la “Mariapoli” – così chiamata - la “Città di Maria”, si è moltiplicata in tutto il mondo…
D. – E’ la prima volta che si organizza una “Mariapoli” in centro a Roma: generalmente si preferisce uscire dalla città e andare in un posto magari di vacanza … Che cosa significa questa scelta per il Movimento e anche il fatto di organizzare questo evento insieme ad un’altra organizzazione, l’Earth Day Italia?
R. – Le circostanze ci hanno portato a questa esperienza, che si sta rivelando molto efficace. Con Earth Day Italia condividiamo i valori che l’organizzazione porta avanti nella tutela per il Creato e col desiderio – di cui le parlavo prima – di mettere in luce tutto il bene che tanti compiono ogni giorno a Roma: abbiamo allora detto: perché non realizzare un momento che non sia rinchiuso in un posto pur bello, ma comunque fuori dal nostro quotidiano? Perché non realizzare insieme qualcosa dentro la città? Sarà il nostro un piccolo contributo, ma potrebbe essere un contributo efficace e che poi lascia un segno.
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi
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