Il progetto di Mark Zuckerberg vuole portare la Rete ai quattro miliardi di persone che ancora non sono online. Anche attraverso tecnologie di avanguardia come il velivolo a energia solare capace di volare senza sosta per tre mesi. E, nonostante le durissime critiche sulla net neutrality che accusano il fondatore del social network di voler moltiplicare i suoi utenti più che le opportunità, l'operazione cresce: disponibile ormai per oltre un miliardo di persone
"DA QUANDO abbiamo lanciato Internet.org la nostra missione è stata quella di trovare il modo di fornire l'accesso a internet a più di quattro miliardi di persone che non sono ancora online": con queste parole Jay Parikh, vicepresidente del Global Engineering and Infrastructure di Facebook ha introdotto la nuova conquista della società fondata da Mark Zuckerberg. Si tratta di Aquila, il primo drone incaricato, insieme a una serie di altri strumenti messi a punto negli anni dal Connectivity Lab di Facebook, di portare la connessione nelle zone più remote del mondo. Ovviamente senza pilota, alimentato a energia solare, e con un'apertura alare degna di un colosso dei cieli come il Boeing 737, sarà testato entro l'anno negli Stati Uniti. Si tratta di un gioiellino: costruito in fibra di carbonio, peserà appena 400 chili, volerà fra i 18mila e i 27mila metri, abbondantemente al di sopra delle quote usate dalle rotte aeree commerciali, foggiando un'autonomia di tre mesi e distribuendo rete e connessione con una tecnologia laser. "Stiamo esplorando diverse possibilità per vincere questa sfida", ha affermato Parikh in una nota, "possibilità che includono aeroplani, satelliti e soluzioni terrestri". All'annuncio del drone del progetto Aquila si è aggiunto anche quello di una nuova tecnologia laser capace di trasmettere dati alla velocità di decine di Gb al secondo in direzione di un bersaglio delle dimensioni di una monetina e da una distanza di oltre 15 chilometri: "Quando avremo finito i test", ha detto Parikh, "il nostro sistema di comunicazione laser potrà essere usato per connettere ogni nostro drone l'uno con l'altro e con la base a terra, rendendo possibile la creazione di un network che si potrà estendere fino alle aree più remote del pianeta".
Due nuovi progetti che vengono presentati proprio nei giorni in cui Internet.org compie un anno. Ne sono in realtà trascorsi due da quando Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha iniziato a spingere sul progetto pensato per allargare il più possibile la connettività nei Paesi in via di sviluppo. Per combattere quel profondo "digital divide" che tiene ancora il mondo separato in due: circa 3 miliardi di persone in grado di accedere a internet contro 4 completamente isolate. Con tutto quello che ne deriva in termini di sviluppo, opportunità ed educazione. Due anni, si diceva, ma solo uno - ecco la ragione del compleanno - da quando l'operazione ha esordito in Zambia, il Paese dell'Africa centromeridionale che ha anticipato fra gli altri Ghana, Malawi, Tanzania, Kenya, Colombia, Guatemala e Filippine.
Ne sono successe molte di cose, a cavallo fra 2014 e 2015. Su tutte, le violente polemiche nei confronti del progetto. In particolare intorno al concetto di net neutrality. In altre parole, secondo numerose voci critiche - fra cui quella, lo scorso aprile, di Vijay Shekhar Sharm, fondatore di PayTM, un'app indiana di pagamenti - i servizi a cosiddetto "zero rating" nasconderebbero, dietro la filantropia di quanti vogliono allargare l'uso della rete ai popoli disagiati, una palese violazione della neutralità della rete. L'obiettivo, dicono i detrattori di Zuck, è dunque creare nuovi utenti per i propri prodotti (Facebook, Instagram, WhatsApp e tutto ciò che si può fare su quelle piattaforme, senza dimenticare i partner come Samsung o Qualcomm) più che contribuire a costruire i ponti della digitalizzazione. Controllando, più che espandendo, gli accessi.
Quale che sia l'opinione, Internet.org va avanti con decisione e, a un anno dal calcio d'inizio, grazie agli accordi con una dozzina di operatori locali, la piattaforma è ora disponibile in 17 Paesi, inclusi giganti come Pakistan, India e Indonesia. Come noto, dà accesso gratuito a una serie di servizi, informazioni e applicazioni basilari ritagliate sul contesto locale, dal meteo alla salute alla finanza passando appunto per altre notizie utili, oltre che ai servizi legati ai promotori.
Due nuovi progetti che vengono presentati proprio nei giorni in cui Internet.org compie un anno. Ne sono in realtà trascorsi due da quando Mark Zuckerberg, il fondatore di Facebook, ha iniziato a spingere sul progetto pensato per allargare il più possibile la connettività nei Paesi in via di sviluppo. Per combattere quel profondo "digital divide" che tiene ancora il mondo separato in due: circa 3 miliardi di persone in grado di accedere a internet contro 4 completamente isolate. Con tutto quello che ne deriva in termini di sviluppo, opportunità ed educazione. Due anni, si diceva, ma solo uno - ecco la ragione del compleanno - da quando l'operazione ha esordito in Zambia, il Paese dell'Africa centromeridionale che ha anticipato fra gli altri Ghana, Malawi, Tanzania, Kenya, Colombia, Guatemala e Filippine.
Ne sono successe molte di cose, a cavallo fra 2014 e 2015. Su tutte, le violente polemiche nei confronti del progetto. In particolare intorno al concetto di net neutrality. In altre parole, secondo numerose voci critiche - fra cui quella, lo scorso aprile, di Vijay Shekhar Sharm, fondatore di PayTM, un'app indiana di pagamenti - i servizi a cosiddetto "zero rating" nasconderebbero, dietro la filantropia di quanti vogliono allargare l'uso della rete ai popoli disagiati, una palese violazione della neutralità della rete. L'obiettivo, dicono i detrattori di Zuck, è dunque creare nuovi utenti per i propri prodotti (Facebook, Instagram, WhatsApp e tutto ciò che si può fare su quelle piattaforme, senza dimenticare i partner come Samsung o Qualcomm) più che contribuire a costruire i ponti della digitalizzazione. Controllando, più che espandendo, gli accessi.
Quale che sia l'opinione, Internet.org va avanti con decisione e, a un anno dal calcio d'inizio, grazie agli accordi con una dozzina di operatori locali, la piattaforma è ora disponibile in 17 Paesi, inclusi giganti come Pakistan, India e Indonesia. Come noto, dà accesso gratuito a una serie di servizi, informazioni e applicazioni basilari ritagliate sul contesto locale, dal meteo alla salute alla finanza passando appunto per altre notizie utili, oltre che ai servizi legati ai promotori.
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