Il primo punto è racchiuso nello sviluppo di sistemi di intelligenza artificiale che dovrebbero migliorare l’interazione interpersonale all’interno del social.
Parlare di Facebook e di AI (Artificial Intelligence) non deve farci pensare a dei robot in grado di ragionare autonomamente, in quanto il business aziendale non è questo. Quello che Zuckerberg ha in mente è il tentativo di rendere più umano Facebook non solo proponendo contenuti conformi alle preferenze di ogni singolo individuo , come già accade oggi organizzando le informazioni in modo funzionale in base ad alcuni parametri.
Per un Social contestuale
Ad esempio se ci si collegherà di mattina e si vorrà avere una panoramica su ciò che è successo mentre dormivamo, oppure dopo pranzo quando potremmo preferire dei contenuti più digeribili come ad esempio dei video, oppure la sera quando magari ci potrebbe far piacere di sapere come è andata la giornata di parenti e amici . Sempre attraverso la condivisione dei contenuti da parte delle persone, la loro organizzazione e visualizzazione dipenderà soprattutto da quei processi che derivano dal machine learning, cioè degli algoritmi che avranno imparato a dialogare fra loro per essere poter anticipare le richieste dei navigatori invece di doverle rincorrerle.
L'uso della telepatia
Dice Zuckerberg : “Un giorno credo che sarà possibile inviare pensieri completi agli altri, usando la tecnologia. Si dovrà solo di pensare qualcosa e gli amici della rete potranno saperlo immediatamente, così da prendere parte alla stessa esperienza, recependo le stesse emozioni. Questo sarà il gradino finale verso la tecnologia di comunicazione totale”.
Saranno solo fantasie di un ricco imprenditore americano o sono la realtà? Questo è possibile dato che la comunicazione da cervello a cervello è sempre esistita e lo scorso settembre una rivista scientifica, la Plos One aveva pubblicato un articolo circa un esperimento perfettamente riuscito: la comunicazione di alcune parole tra due individui separati da centinaia di chilometri. I passaggi non sono affatto complessi e potrebbero rappresentare il primo gradino verso un nuovo tipo di comunicazione senza fili. L' individuo campionato si concentra su una parola o su una frase impressa su uno schermo, poi a quel punto alcuni elettrodi posti sul cuoio capelluto ricevono l’attività del cervello per poi trasmetterla come elettroencefalogramma, ad un computer in grado di convertila in un messaggio email.
Successivamente attraverso il web, quel messaggio viene inviato ad un’interfaccia computerizzata posizionata sul capo di un'altra persona dall’altro capo del mondo che sia in grado di “leggere” i segnali luminosi ricevuti attraverso la stimolazione magnetica transcranica, come il codice morse. La tecnologia poi semplificherà tutto come già parzialmente la realtà virtuale e quella aumentata sono in grado di farlo. Dopo il passaggio dai Google Glass ai Microsoft HoloLens e Oculus, anche la porta al futuro telepatico è stata aperta.
Una mia domanda personale è come sarà valutato tutto questo sotto il profilo bioetico?
Marilina Fenice Grassi
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