SOSTENITORE DELLA FOLGORE

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sabato 9 maggio 2015

Israele: incontro con rabbini, cardinali e vescovi.


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Giovedì scorso si è concluso in Israele, il I incontro internazionale ebraico-cristiano di rabbini, cardinali e vescovi, promosso dal Cammino neocatecumenale, in occasione del 50° anniversario della Dichiarazione conciliare Nostra Aetate e nel ricordo del 70° anniversario della fine della Shoah. Si è tenuto presso la Domus Galilaeae, sul lago di Tiberiade e vi hanno partecipato 120 rabbini, 7 cardinali (Pell, Rylko, Toppo, Schonborn, Cordes, Yeom Soo-jung e Romeo) e 20 vescovi provenienti da tutto il mondo. Presenti anche gli itineranti del Cammino e personalità del mondo accademico, dell’arte e della cultura di entrambe le confessioni religiose. Papa Francesco ha inviato un messaggio per sottolineare e riconoscere questo evento come uno strumento per rafforzare la fraternità tra i due popoli. Roberto Piermarini ha chiesto a Kiko Argüello, iniziatore del Cammino Neocatecumenale come è nato questo evento interreligioso: 
R. – E’ stata un’idea dei rabbini di New York. Avendo realizzato la Sinfonia “La sofferenza degli innocenti”, al Lincoln Centre, a New York, che è piaciuta moltissimo ai rabbini, hanno pensato poi di eseguirla anche ad Auschwitz, davanti alla “Porta della morte”, per la quale sono arrivati 60 vescovi dalla Polonia, 15 mila fratelli e tanti rabbini. Allora, il rabbino Rosenbaum, riformista, è rimasto molto colpito e ha detto di non volere che questo rapporto di amore e comunione con il Cammino si fermasse. “Pochi rabbini, infatti – ha detto – hanno conosciuto quello che sta succedendo nella Chiesa cattolica con il Cammino Neocatecumenale: questo amore che voi avete per il popolo ebraico, che viene dal catecumenato della comunità cristiana. Nel Cammino si spiegano le radici profonde della nostra fede: Abramo, l’Esodo, la storia della salvezza e così via”. Allora ha detto: “Perché non facciamo un incontro alla Domus, invitando più rabbini: tutti i rabbini d’Europa e del mondo?”. Ed io ho detto: “Mamma mia, è difficile! Però, va bene! Scrivete voi”. Allora lui e il rabbino Greenberg, che ha molto prestigio, hanno scritto una lettera di invito a tutti i rabbini, per questi giorni di maggio, che è stata firmata da me, da due rabbini, anche dal cardinale O’Malley, dal cardinale Cañizares e dal rabbino Rosen, l’incaricato del rapporto tra cattolicesimo ed ebraismo. Siamo stati, dunque, a vedere cosa succedeva e la sorpresa è stata che si sono presentati 120 rabbini di tutto il mondo. E’ stato fantastico! Sono venuti anche da rami diversi: ortodossi, liberali, riformisti. E’ la prima volta che si trovavano assieme, “e questo – dicono - è un miracolo che potevano fare solo i cattolici!”. 
D. – Qual è la missione che in questo momento storico hanno ebrei e cristiani?
R. – Abbiamo eseguito la Sinfonia, cantando tutti assieme Shemà Israel. Alcuni piangevano, veramente emozionati, perché il Talmud dice: “Il giorno che i cattolici, i goim, con gli ebrei, canteranno Shemà Israel, verrà il Messia”. Erano, dunque, tutti impressionati. Dopo abbiamo fatto un questionario per gruppi, mescolando vescovi, cardinali e rabbini. Una delle domande è stata: qual è la missione salvifica del popolo ebraico e della Chiesa cattolica in questo momento del mondo? Abbiamo spiegato come il Cammino si stia aprendo adesso all’Asia – in Cina, nel Laos, in Vietnam, in Cambogia – e di come noi stiamo portando la Torah, che è la luce del mondo, e il Vangelo a tutte queste nazioni, che sono state sotto il comunismo. Erano molto impressionati, molto uniti. Siamo uniti in questa grande missione.
D. – Qual è stata la risposta dei rabbini?
R. – Fantastica! Fantastica! Il rabbino Brodman, uno dei rabbini più importanti, ha detto: “Questo è un evento che dimostra che il Messia è alle porte”. Dopo hanno detto cose meravigliose: la bellezza della Domus Galilaeae che li ha accolti è piaciuta moltissimo...poi i canti. Abbiamo danzato, perché in questi giorni ricorreva la fine del Lag Ba’omer, un tempo di lutto che ricorda il sacrificio del Rabbi Akiva. C’è un momento, quando finisce il Lag Ba’omer, in cui si fa un grande fuoco in tutte le sinagoghe e si danza. Noi lo abbiamo fatto anche qui, danzando tutti assieme: cardinali, vescovi e tutti i rabbini. E’ stato emozionante! Loro non credevano ai loro occhi, a quello che stava succedendo. E’ veramente un fatto storico. Vogliono quindi che continuiamo questo rapporto. Una cosa che li ha molto impressionati è stato il passaggio della fede, alle nuove generazioni, perché loro hanno molti problemi su questo. I giovani, infatti, si secolarizzano. Abbiamo proiettato un video che spiegava come avviene il passaggio della fede nel Cammino. Sono rimasti impressionati su come i genitori sappiano spiegare la Parola ai figli; su come domandino ai figli: cosa ti dice oggi questa Parola nella tua vita? Sono rimasti impressionatissimi e vogliono che li aiutiamo in questo.  
Il direttore della Domus Galilaeae, il Centro del Cammino neocatecumenale in Galilea, don Rino Rossi, tra gli organizzatori dell'evento, spiega quali sono stati i momenti salienti dello storico 'incontro
R. – Senz’altro li ha colpito moltissimo la presentazione, perché è stata fatta attraverso gli itineranti del Cammino Neocatecumenale delle varie nazioni che hanno presentato i rabbini, e nel dare la loro esperienza – anche brevemente – questi itineranti hanno presentato, ad esempio, la loro situazione di coniugati magari con 8, 10, 12 figli … Questo ha creato un impatto impressionante nei rabbini, che lo hanno ricordato nelle esperienze. Poi, senz’altro, una cosa che ha colpito moltissimo è stato il concerto della Sinfonia degli Innocenti: è venuta qui l’orchestra, e ho visto molti rabbini piangere; sono stati molto toccati. Poi, un altro momento importante è stato il questionario, dove hanno potuto parlare, dire le loro esperienze, ma soprattutto lo scambio che c’è stato fra i cardionali, i vescovi, i catechisti itineranti e i rabbini.
 D. – C’è stata una preghiera comune?
 R. – Abbiamo avuto i Vespri, guidati da un rabbino, mercoledì sera, con tutta la loro forma, a cui abbiamo partecipato; e poi, giovedì mattina, hanno anche voluto che si facesse una preghiera cristiani, e abbiamo fatto le Lodi, presiedute dal cardinale Schönborn, con i salmi, con una lettura del profeta Isaia e il capitolo 60, 1-5, con una omelia fatta dal cardinale Schönborn che è stata molto gradita.
 D. – Al termine dell’incontro qual è stata la reazione dei rabbini?
 R. – Abbiamo ricevuto esperienze emozionanti. Ha cominciato un rabbino di Israele, il rabbino David Brodman, che ha dato un’esperienza che ha commosso l’assemblea. Ha parlato di questo incontro come di un incontro fondamentale, di questo rapporto tra la Chiesa cattolica e il mondo ebraico che lui mai si sarebbe potuto aspettare. Ha detto: “Questo era il mio sogno. Io desideravo – e il Signore me lo concede, alla fine della mia vita – di vedere queste cose”. E ha citato il libro di un rabbino che per lui è molto importante; ha detto che noi siamo in un momento in cui stiamo vivendo "le doglie del parto" per preparare l’arrivo del Messia in mezzo a noi, e lui sta già vedendo tutto questo; anche in questo incontro, lo vedeva come una preparazione a questa venuta del Messia. Poi c’è stato un altro rabbino dell’Olanda che ha raccontato anche la sua esperienza, come lui da piccolo è stato salvato da una famiglia cristiana. E parlando anche di questo incontro, ha detto: “Io ho visto veramente operare Dio in mezzo a noi”. Un altro rabbino che diceva: “Io vi dico sinceramente, che ho capito una cosa, ascoltando Kiko. Io nella mia famiglia, nella mia tradizione non ho mai sentito che Dio ci ama”, e l’ha detto con una forza che ha commosso l’assemblea. “L’ho visto qui, in questa casa. - ha detto - L’ho visto veramente nei fatti: come ci hanno accolto …”, nelle esperienze che ho sentito nei gruppi, come parlavano queste coppie, queste famiglie, questi fratelli del Cammino neocatecumenale che dicevano con la loro vita, come Dio li aveva amati, come li aveva riscattati, li aveva salvati … Ha detto: “Bene: qui, io ho chiesto a mia moglie: ‘Ma tu, per esempio, hai sentito da qualcuno nella tua vita, nella Sinagoga, questa parola, che Dio ci ama?’”. E la moglie gli diceva: “No, io non l’ho mai sentito, mai sentito!”. E diceva il rabbino: “Anche io …”. E’ stata anche molto commovente l’esperienza del rabbino Greenberg degli Stati Uniti. L’ambiente che si è creato alla fine non si può descrivere, veramente! Poi, anche abbiamo avuto momenti molto familiari, abbiamo avuto delle danze … c’era uno spirito di comunione veramente molto forte!



Fonte : Radio Vaticana



1 commento:

  1. GESÙ di Nazaret, nato da donna ebrea e della stirpe di Davide, era del tutto inserito nella sua cultura e religiosità giudaica. Per questo, il cristiano non può prescindere dall'affrontare con empatia la cultura, la storia e i testi biblici che sono come la precomprensione dello stesso cristianesimo, anche se Gesù stesso dimostrò nella sua vita e nelle sue parole una grande capacità di universalità e di trascendenza.
    Pure oggi, la CHIESA di Cristo, anche se ancorata alla sua Tradizione e ai Testi Biblici, deve dimostrare la sua capacità di trascendenza culturale, come seppe fare già nel primo Concilio di Gerusalemme, superando errori e dubbi "culturali", ma sempre fedele all'unico ed ed universale VANGELO DI GESUCRISTO.
    Penso che l’ultimo Concilio Ecumenico Vat. II, abbia l’importanza decisiva come l’ebbe quello di Nicea (per l’unico Credo biblico – ecclesiale), mettendo le basi sia per il dialogo con il mondo e sia per futuri possibili Concili, specie sul CRISTOCENTRISMO TRINITARIO e sull'Unità (che non significa uniformità) Ecumenica Visibile dell'UNICA CHIESA DI GESUCRISTO, presente nelle CHIESE LOCALI, sempre identica a Se stessa, nelle varie epoche e culture.

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