SOSTENITORE DELLA FOLGORE

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venerdì 13 maggio 2016

In Paradisum: Ramin Bahrami al Concerto della Misericordia



Concerto straordinario per l’Anno santo della Misericordia, due giorni fa all’Auditorium Parco della musica di Roma. Ad averlo proposto, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. Protagonisti il pianista iraniano, Ramin Bahrami, specialista di Bach, e il Coro dell’Accademia, in una selezioni brani di musica sacra. Dal ‘600 al ‘900, fino al delicato richiamo alla grazia di Dio nel brano che dà nome al concerto, "In Paradisum", di Maurice Duruflé. “Suoni misericordiosi per il pubblico di oggi”, spiega al microfono di Gabriella Ceraso, il maestro Ramin Bahrami:

R. – Sicuramente, è un concerto pensato per l’Anno Santo, pieno di elementi che rimandano alla bellezza, al Paradiso e alla pace, della quale il nostro mondo ha tanto bisogno. Per cui, è un concerto – oserei dire – fatto di bellezza, unione, apertura. Come il Santo Padre spesso sottolinea, bisogna aprirsi e non chiudersi. E la musica di questi giganti, da Bach a Duruflé, ce lo dimostra, perché hanno sempre saputo trovare i suoni giusti per una umanità giusta. E la nostra umanità oggi fa troppo rumore inutile: c’è troppa frenesia, c’è una mancanza totale del ritmo interiore equilibrato. Abbiamo il dovere di ascoltare e far ascoltare suoni ben temperati.

D. – A proposito di suoni temperati, di bellezza e di sacralità, il concerto si apre con i "Mottetti" di Bach, forse una pagina meno conosciuta di questo colosso che lei tanto ama. Si tratta di un affresco sacro o di una meditazione intima?

R. – Riflessioni assolutamente intime, combinate al genio di un giocoliere divino, che aveva un canale privilegiato con il Padre Eterno. Perché la musica di Bach, l’ho detto in diverse occasioni, è sicuramente la migliore colonna sonora che il Padre Eterno abbia mai avuto per creare le sue meraviglie. Il bello della vera fede è anche il suo essere gioco, gioia: gioia e amore. E Bach in questo riesce perfettamente. Sono piccole miniature, fatte di grande sapienza, e in alcuni momenti non sono neanche inserite le parti della tastiera, ma io ho voluto fortemente che ci fosse un accompagnamento. Si tratta infatti di un concerto di voci, voci pianistiche e voci vocali, che si incontrano e si abbracciano e che vogliono – simbolicamente – dare una visione un pochino più consapevole e umana a questa società che non è una società misericordiosa. È una società egoista e questo non esiste nella musica di Johann Sebastian Bach. Nella sua musica esiste l’approccio più totale: una voce verso l’altra, senza nessuna supremazia o inferiorità.

D. – Maestro, intima devozione anche nei brani di Haydn in programma, mentre nel Salmo 150 di Bruckner che eseguirete c’è una vera e propria esplosione di lode e di adorazione pura a Dio, giusto?

R. – Sì, sicuramente nel caso di Bruckner che lei ha citato c’è un’esplosione di colori, di luce, mentre nel “Mondnacht” di Brahms, che è anche in programma, c’è un’intimità notturna fatta di penombra, di intimità più assoluta verso qualcosa di assolutamente eccelso.

D. – È invece un dolcissimo canto di domanda di grazia a Dio "In Paradisum”, il brano tratto dal Requiem n.9 di Duruflé che chiude il concerto. Lei come lo legge questo brano? Come ce lo spiegherebbe?

R. – Assolutamente, questo è un omaggio alla vita migliore, che non è sulla terra. Una voglia di Paradiso che dovremmo avere tutti. E allora, tanto vale fare il passaggio più pieno di luce, di buone azioni e di solidarietà, con meno egoisti. Questa è la lezione più grande di questi giganti della musica. Ma in particolare nel “In paradisum” è proprio presente quest’aspetto onirico-spirituale, di cui forse abbiamo bisogno.

Da Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi 




L'oratorio "Susanna" di Händel apre il Festival a Göttingen




Si è inaugurato nella cittadina tedesca di Göttingen l’Händel Festspiele, uno dei più antichi Festival musicali europei, che nel 2020 compirà 100 anni. Fino al 16 maggio sono in programma concerti, opere, incontri, per rendere omaggio al “caro Sassone” e alla sua musica. Il servizio di Luca Pellegrini:

Göttingen ogni mese di maggio diventa una piccola e bellissima meta per gli appassionati di musica barocca, per scoprire tanti capolavori di Händel, come le due opere messe quest’anno in programma, “Imeneo” e “Berenice”, assai poco eseguite. Il Festival si è aperto con l’esecuzione dell’oratorio “Susanna”, che Händel nel 1749 trasse dall’episodio biblico creando una potente parabola morale in musica, così ricca di arie solistiche capaci di evocare nobili sentimenti, virtù cristiane e coraggio nell’affrontare le avversità e l’odio.Laurence Cummings, che del Festival è anche generoso e attento Direttore artistico, ne ha dato una lettura amorevole, ricca di pathos e di chiaroscuri, potendo contare su un ottimo cast vocale, tutti applauditi dal pubblico che esauriva la grande Stadthalle. Incontrandolo, gli abbiamo chiesto come Händel sia risuscito a cogliere con la sua musica il significato del testo biblico.

R. – Well, it’s interesting to me that the story of Susanna was set so many times within musical drama…
Trovo molto interessante il fatto che la storia di Susanna sia stata trasposta in dramma musicale così tante volte. Con Händel, però, assume le proporzioni e lo stile di una vera opera in cui la storia ci fa capire come, qualsiasi cosa ti presenti la vita, se rimani fedele e puro e confidi nella tua purezza, ti potranno accadere soltanto cose belle. Mi sembra che questo sia un messaggio cristiano molto forte: quali che siano le frecce che ti vengono lanciate, tu rimani saldo nelle tue opinioni, non ti lasci influenzare dal mondo che ti circonda e fai sì che la tua purezza possa prevalere. E’ così in “Susanna”: l’oratorio inizia con i due amanti, Israele è oppressa e loro si trovano in una situazione difficile, eppure il loro amore è così forte grazie all’amore di Dio e Susanna grazie agli insegnamenti del padre conosce la retta via. Nonostante il fatto che il loro popolo sia soggiogato, la loro storia d’amore li rende felici. Poi si presentano i due “vecchi”, emanando in realtà il male: Händel li dipinge così bene, un po’ scivolosi, unticci, sembrano quasi comici, ma in realtà non è per nulla divertente, perché loro usano violenza contro Susanna. Quando lei si rifiuta, le si rivoltano contro e raccontano la menzogna: eppure, lei continua a credere nella propria purezza. E questo è uno degli eventi belli a livello musicale e drammatico: Susanna è su un livello musicale diverso rispetto a loro. E’ una delle cose più belle dell’opera. E poi, ecco, arriva il coraggioso Daniele e la situazione si capovolge: questo è uno dei modi in cui Händel ha usato le storie veterotestamentarie per farne storie cristiane. Infatti, in un certo senso, Daniele è molto simile a Cristo: arriva e porta la rivoluzione, il Dio antico non c’è più e la nuova fede è semplicemente fondata sull’amore per l’umanità e sulla verità. Questo, ovviamente, cambia i giorni della coppia e consente ai due protagonisti di vivere felicemente sposati ed essere benedetti nella loro unione sotto lo sguardo di Dio. E questo è bellissimo.

Fonte Radio  Vaticana - Marilina Lince Grassi




sabato 7 maggio 2016

Un'iscrizione runica è stata interpretata



La pietra Runica di Rök fu eretta Attorno all'800 Nella provincia svedese di Östergötland: fin Dalla sua scoperta, has been considerata il Più Antico Esempio di Letteratura svedese, divenendo La più celebre iscrizione in alfabeto runico, Ossia L'Antico Sistema di scrittura utilizzato Dalle Germaniche popolazioni. Da Molto tempo nota Agli studiosi - Venne alla luce, Tra le mura Di Una Chiesa, nel XIX Secolo - has been recentemente Oggetto di Nuove Indagini Che Hanno Portato ad inaspettate Conclusioni, Tali da costringere un ripensare Completamente L'interpretazione tradizionale attribuita allo scritto. Fino ad Oggi Si e sostenuto Che Il Monumento riportasse storie di eroi, re e guerre: e invece, una pare Quanto, parla proprio di se Stesso. Possibile?




Un'iscrizione fraintesa

Le difficolta interpretativa Sono legato alla natura STESSA del testo, il Che sembrerebbe quasi Scritto da Una Persona intenzionata a non farsi Comprendere del tutto o, Quanto Menone, ad utilizzare un Sistema cifrato. Le Ricerche condotte in precedenza avevano Portato a concludere Che sulla pietra Runica di Rök fossero impresse stato, da un racconto Varin, antiche gesta eroiche.




La nuova ricerca, guidata da Per Holmberg dell'Università di Goteborg, mostrerebbe invece Che La Pietra di Rök sarebbe Molto similitudine un MOLTI Altri monumenti analoghi dell'Età Vichinga Che, Per lo più, Recano Iscrizioni relativa a se stesse. Quasi dieci anni fa, il professore Bo Ralph AVEVA Già posto il Problema: il linguista sosteneva Che Il Passo interpretato venire Menzione dell'Imperatore ostrogoto Teodorico il Grande Fosse in Realta Frutto di un errore di Lettura, favorito da Un certo nazionalismo celebrativo. Quello che era andato perduto, una causa di this equivoco, era il significato dell'intera iscrizione.


Un Messaggio per i posteri (senza Epica)

Venite Spesso PUÒ Accadere, condizionati Dalla Volontà di trovare Qualcosa Che Già si conosceva, Gli studiosi sarebbero Andati Completamente fuori strada, probabilmente Anche a causa dell'inusuale lunghezza dell'iscrizione. Del resto, cosa ci si Aspetta da Una popolazione antica, se non la narrazione di leggende di cavalieri, dei e donzelle? E invece, una pare Quanto, Qualcosa di rilevante era sfuggito: niente onore e niente Battaglie e, una pare Quanto, Nessun Riferimento al Teodorico il Grande (Che, per intenderci, fu Sovrano Durante L'età dei cosiddetti regni romano-barbarici). Invece un Messaggio riguardante la scrittura STESSA Che ci dice venire this Tecnologia, Che ci distingué Dagli Altri Esseri viventi, SIA a Grado di aiutarci a consegnare all'eternità La memoria di Quelli che Passano do this Terra.


Monumento funebre

Sì Perché Quello che spinse Varinn un Scrivere sulla pietra fu la Volontà di lasciare Una traccia del Suo figlio scomparso, Secondo quanto sostenuto Già nel Passato Dagli studiosi: per FARLO, però, non alluse a guerre ed eroi ma Esclusivamente ad Azioni linguistiche. Addirittura - evidenziano Gli studiosi - i 24 re ai di qualificata si riferisce la parte terminale della Pietra sarebbero non Sovrani bensi I 24 Segni Che compongono LO STESSO alfabeto runico. E this ci dadi Molto sui vichinghi.

Fonte ScienzaFanpage - Marilina Lince Grassi





Il Papa alle Guardie Svizzere: testimoniate gentilezza e accoglienza



Atmosfera di festa e di gioia oggi nell’incontro di Papa Francesco in Sala Clementina con le Guardie Svizzere Pontificie e le loro famiglie. Ieri pomeriggio c’è stata la cerimonia di giuramento di 23 reclute, nel giorno – il 6 maggio - in cui si commemora la morte di 147 soldati elvetici caduti nel 1527 in difesa del Papa nel Sacco di Roma. Il servizio di Sergio Centofanti:

Momenti suggestivi nella cerimonia del giuramento di ieri pomeriggio nel Cortile di San Damaso in Vaticano. Tra il rullare dei tamburi e il suono delle trombe e gli inni del Vaticano e della Svizzera, le reclute hanno gridato la loro fedeltà al Papa. Oggi Francesco ha espresso apprezzamento e gratitudine per il servizio svolto dalle Guardie Svizzere invitando a “crescere nella fede”:

“Siete chiamati a vivere il vostro lavoro come una missione che il Signore stesso vi affida (…) lavorando ogni giorno ‘acriter et fideliter’, con coraggio e fedeltà”.

Il Papa ha quindi esortato a “sperimentare l’universalità della Chiesa” in un luogo, la sede del Vescovo di Roma, che è crocevia di pellegrini che provengono da tutto il mondo:

“Voi avete così la possibilità di toccare con mano la maternità della Chiesa che accoglie in sé, nella propria unità, la diversità di tanti popoli. Potete incontrare persone di diverse lingue, tradizioni e culture, ma che si sentono fratelli perché accomunati dalla fede in Gesù Cristo”.

Quindi, l’invito a offrire una serena e gioiosa testimonianza evangelica e “a fare esperienza di fraternità”, prestando attenzione a chi si trova in difficoltà anche con un semplice sorriso:

“Assumendo questo atteggiamento, sarete favoriti anche nell’affrontare con diligenza e perseveranza i piccoli e grandi compiti del servizio quotidiano, testimoniando gentilezza e spirito di accoglienza, altruismo e umanità verso tutti. Care Guardie, vi auguro di vivere intensamente le vostre giornate, saldi nella fede e generosi nella carità verso le persone che incontrate. Vi aiuti la nostra Madre Maria, che onoriamo in modo speciale nel mese di maggio, a sperimentare ogni giorno di più quella comunione profonda con Dio, che per noi credenti inizia sulla terra e sarà piena nel cielo”.

Al solenne giuramento di ieri pomeriggio nel Cortile di San Damaso era presente il sostituto della Segreteria di Stato, l'arcivescovo Angelo Becciu. Già nella mattinata di ieri, durante una Messa in San Pietro, il segretario di Stato vaticano, cardinale Pietro Parolin, aveva incoraggiato le nuove Guardie a non accontentarsi delle cose mediocri“. Sempre ieri, in una foto pubblicata sull'account "Franciscus" di Instagram, il Papa scrive: "Care Guardie Svizzere, non dimenticate che il Signore cammina con voi". Il servizio di Mario Galgano, nostro collega svizzero della sezione tedesca:

Un venerdì pomeriggio contrassegnato da un tempo soleggiato, il suono dei tamburi e le trombe della banda musicale della Guardia Svizzera Pontificia: il cortile di San Damaso era pieno di ospiti venuti soprattutto dalla Svizzera. E con la presenza del presidente della Confederazione elvetica, il Consigliere federale Johann Schneider-Ammann, erano presenti tutte le alte rappresentanze d´Oltralpe. Anche quest'anno – ormai è una lunga tradizione – uno dei 26 cantoni svizzeri ha partecipato come ospite d´onore a questo evento annuale: è toccato al cantone svizzero-tedesco di Glarona inviare i suoi rappresentanti ed offrire dopo il giuramento le pietanze di quel luogo a tutti gli ospiti invitati.

Nel suo discorso nelle quattro lingue ufficiali svizzere, il comandante Christoph Graf ha presentato una nuova arma: "Al momento giusto, all'inizio dell'anno, un generoso donatore ci ha sorpresi con un regalo. Egli ha fatto pervenire alla Guardia Svizzera Pontificia l'arma più efficace che esista sul mercato: il 'combat Rosary', letteralmente, il Rosario per il combattimento. Subito è stato dato in dotazione a tutte le guardie. È importante che ritroviamo la via della preghiera, soprattutto la preghiera del Rosario. La nostra vita, le nostre opere e le nostre azioni sono nelle mani di Dio. Questo però non significa che possiamo rinunciare alle armi e alle esercitazioni. Dio ci usa come strumenti per scongiurare il male in alcune situazioni. Per questo servono una fede salda, fiducia in Dio e preghiera".

Il 6 maggio è per tradizione il giorno in cui si commemora la morte di 147 soldati elvetici caduti in difesa del Papa durante il Sacco di Roma nel 1527. Il cardinale Pietro Parolin ha celebrato ieri mattina la Messa commemorativa all'Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. Il benvenuto alle reclute ha preso corpo, nelle parole del segretario di Stato, con un incoraggiamento a non "accontentarsi delle cose mediocri, effimere" e a impegnarsi "con l'entusiasmo dei giovani per le cose grandi, vere, per il Signore che è sorgente e fondamento di tutto".

Fonte Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi ( http://veraitalia.blogspot.it/2016/05/il-papa-alle-guardie-svizzere.html )



martedì 3 maggio 2016

Greenpeace: Trattato libero scambio Usa-Ue , molti punti critici

E’ già stato ribattezzato "Ttip leaks", la pubblicazione di 13 dei 17 capitoli dei negoziati del Trattato di libero scambio tra Unione Europea e Stati Uniti (Ttip) di cui è venuta in possesso Greenpeace Olanda. Una fuga di docu

menti riservati da cui emergerebbe la pressione degli Stati Uniti sull’Unione Europea su un abbassamento di tutele in tema di difesa dell’ambiente, della salute e dei diritti dei cittadini. Valentina Onori ha sentito Giuseppe Onufrio, direttore di Greenpeace Italia:

R. – Finalmente i testi sono accessibili ai comuni mortali. Fino ad ora era difficile anche per i parlamentari europei, che poi dovrebbero votare questo testo in parlamento, accedere ai documenti.

D. – Quali sono gli aspetti più caldi, più controversi di questa documentazione?

R. – Sono critici per vari aspetti, soprattutto legati all’ambiente e alla salute. Tutta la normativa europea è basata sul principio di precauzione, un principio che è iscritto nel Trattato dell’Unione e cioè che qualunque nuova sostanza o prodotto che va in commercio deve prima dimostrare di non essere nocivo. Negli Stati Uniti, invece, vige il principio opposto, cioè che tutto si può commerciare e soltanto quando l’autorità pubblica dimostra che quella sostanza è nociva al 100% questo viene proibito o limitato. Noi abbiamo visto, soprattutto in campo agricolo per pesticidi, chimica e clima un approccio completamente diverso nel Trattato. L’altro aspetto riguarda il tipo di sistema giuridico che verrebbe esteso a tutta una serie di argomenti per quanto riguarda le controversie tra gli investitori e gli Stati, quindi se una multinazionale ritiene di essere stata danneggiata da una decisione che le istituzioni pubbliche hanno preso, può far causa allo Stato. Queste cose hanno avuto un dibattito, fino ad ora, privo dei testi. Grazie a Greenpeace Olanda, che li ha resi noti, oggi almeno possiamo vedere quali sono le posizioni americane e quelle europee. Quello che ci preoccupa è che, mentre nelle parentesi quadre che riguardano gli Stati Uniti si vedono tutte le pressioni che il Paese fa per allentare certi vincoli che loro ritengono barriere non doganali, non tariffarie al commercio (le parentesi quadre in un testo negoziale sono le posizioni di una parte, non sono un testo condiviso), in nessuna parte di queste 248 pagine i negoziatori europei fanno presente che esiste un principio che è quello di precauzione il quale impedisce di fare certe cose. Se il trattato mettesse assieme la parte migliore della normativa americana sull’ambiente e sulla salute e la parte migliore della normativa a tutela dell’ambiente e della salute che c’è in Europa le cose per noi andrebbero bene. Quindi, non siamo contrari al fatto che ci sia un trattato di libero scambio, siamo contrari al fatto che per far posto al libero scambio si debbano ridurre le tutele.

D. – Quanto sono attendibili questi documenti?

R. – Questi documenti sono stati fatti vedere a gruppi di giornalisti di indagine tra i più importanti in Germania legati al Süddeutsche Zeitung che li ha pubblicati in anteprima. Sono stati analizzati a lungo prima di essere rilasciati, perché ovviamente si tratta di testi che sono entrati nell’ultimo round che si è svolto ad aprile, quindi sono i testi in entrata e non in uscita. Abbiamo pubblicato 13 capitoli su 17 di testo consolidato – il Trattato previsto dovrebbe contare 25 se non 30 articoli. Aspettiamo che la Commissione europea pubblichi tutto e soprattutto consenta ai cittadini e ai parlamentari di partecipare ad un dibattito, perché il rischio è che altrimenti questi documenti dalle stanze segrete passino come un tutt’uno in parlamento – quindi prendere o lasciare – e nessuno ha visto nulla prima.

D. – Che impatto concreto sperate abbia sui negoziati?

R. – Noi speriamo che questo testo venga abbandonato.

Fonte Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi





Papa: donne discriminate, il loro lavoro va difeso e valorizzato



“Perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale”. È questa l’intenzione universale di preghiera di Papa Francesco per il mese di maggio 2016, promossa dall’Apostolato della preghiera. Il Papa, come di consueto da qualche tempo a questa parte, l'ha accompagnata con alcune riflessioni in un videomessaggio. Il servizio di Roberto Piermarini:

“È innegabile il contributo delle donne in tutti gli ambiti dell’attività umana, iniziando dalla famiglia. Ma soltanto riconoscerlo... È sufficiente?”. È la domanda che Papa Francesco si pone all’inizio del suo videomessaggio dedicato all’intenzione universale del mese di maggio dell’Apostolato della preghiera:

“Hemos hecho muy poco por las mujeres…
Abbiamo fatto molto poco – riconosce il Papa – per le donne che si trovano in situazioni molto difficili, disprezzate, emarginate, e perfino ridotte in schiavitù”. “Dobbiamo condannare – soggiunge – la violenza sessuale che soffrono le donne ed eliminare gli ostacoli che impediscono il loro pieno inserimento nella vita sociale, politica ed economica”.

“Se pensi che questo è giusto – conclude Francesco – fa conoscere questa petizione con me”:

“Es una oración: para que en todos los países…
È una preghiera: perché in tutti i Paesi del mondo le donne siano onorate e rispettate, e sia valorizzato il loro imprescindibile contributo sociale”.

Durante il videomessaggio compare in sovraimpressione una serie di affermazioni sul tema della tutela del lavoro femminile:
“Il mio lavoro vale tanto quanto quello di un uomo.
Non sarò mai una schiava
No alla violenza di genere.
Basta con la discriminazione nel lavoro
Uomini e donne siamo figli di Dio”.

“Il problema del lavoro è grave, per gli alti livelli di disoccupazione giovanile, e perché a volte il lavoro stesso non è dignitoso”. Con questo tweet lanciato dall’account @Pontifex, Papa Francesco pone l’accento su uno dei problemi maggiori della società contemporanea. Su questo tema, nel contesto del Giubileo della misericordia, è iniziato ieri a Roma un seminario internazionale, organizzato dal Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace insieme all’Organizzazione internazionale del lavoro. Il servizio di Michele Raviart:

Dignità del lavoratore, giusti salari, facilità di accesso al credito per i giovani. Queste le chiavi per uno “sviluppo sostenibile” del lavoro, tema del workshop che vede riuniti fino a giovedì prossimo al Notre Dame Global Gateway di Roma organizzazioni internazionali e di ispirazione cattolica attive nel settore. Il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace:

“Papa Francesco ha già parlato di due fragilità: l’ambiente e i poveri. Anche il lavoro sta diventando una fragilità. L’obiettivo è sempre più quello del profitto, del reddito e del guadagno e l’uomo si trova sempre più nella precarietà. Come possiamo assicurare la dignità del lavoro? Come possiamo rendere il lavoro stabile? Come può contribuire, lo stesso lavoro, ad esperienze di pace nella società? Questo è proprio ciò che vogliamo trattare”.

Obiettivo del seminario è allora anche quello di formulare soluzioni a livello globale, a partire dalla tutela del lavoratore. Gianni Rosas, direttore della rappresentanza dell’Oil in Italia e San Marino:

“Nonostante siamo nel XXI secolo, continuano a permanere delle forme di lavoro in condizione di schiavitù e in mancanza di qualsiasi diritto. Ci sono delle criticità relative ai lavoratori, che lavorano però guadagnano meno di quello che è necessario per uscire dalle forme estreme di povertà. Non dimentichiamo che ci sono più di 400 milioni di lavoratori nel mondo che lavorano, ma vivono in condizioni di povertà, loro e le loro famiglie”.

Tutele contrattuali, quindi, ma anche proposte per affrontare l’eccesso di lavoro automatizzato e digitalizzato, che rischia di marginalizzare la persona umana – e in particolare i giovani - in nome di un profitto cieco. Ancora il cardinale Turkson:

“Come ha detto Henry Ford, lo scopo della finanza non è di fare profitto, ma di aiutare le persone a realizzare il bene comune. Se noi riusciamo, allora, a creare accesso al capitale per quelli che hanno buone idee di sviluppo e così via, i giovani non aspetteranno più il lavoro da qualcuno, ma potranno essere loro gli imprenditori e non andare, quindi, sempre alla ricerca del lavoro, ma essere creatori di lavoro”.

In questo senso sono da incentivare esperienze come il microcredito e la associazioni che promuovono il lavoro giovanile nei Paesi più poveri. Mons. Roberto Vitillo, capo delegazione alle Nazioni Unite di Ginevra per Caritas Internationalis:


“Noi crediamo che il mondo non sia molto attento a questo problema. Invece, in quasi ogni continente ci sono giovani ben preparati, ben educati, ma senza lavoro. Anche lo stipendio, però, deve essere giusto, per permettere specialmente alla famiglia di crescere bene, per permettere al lavoratore o alla lavoratrice di provvedere ai bambini, alla scuola, e anche a loro stessi, come genitori.

Fonte Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi




lunedì 2 maggio 2016

Stati Uniti: il 22 maggio è la Giornata di preghiera per i marittimi - Radio Vaticana



“Offrire l’opportunità di incontrare la misericordia di Dio ai nostri fratelli e sorelle marittimi e pescatori, che trascorrono la maggior parte dell’anno lontano dalle loro famiglie, in alto mare, a volte di fronte a situazioni di pericolo”: così mons. Kevin Boland, vescovo emerito di Savannah, in Georgia, e promotore dell’Apostolato del mare negli Stati Uniti, spiega il significato della Giornata nazionale di preghiera e commemorazione dei marittimi. L’evento verrà celebrato il 22 maggio, in concomitanza con la Giornata nazionale della Marina americana, che si festeggia dal 1933.

Preghiera a Maria, Stella Maris
“In questo Anno Santo della Misericordia - sottolinea mons. Boland - possiamo accompagnare i nostri fratelli e sorelle in mare, con i loro bisogni spirituali, le loro gioie e le loro prove di vita, in modo che possano anche crescere nella fede e nella comprensione dell’amore di Dio”. In preparazione alla Giornata, a partire dal 20 maggio, verranno celebrate a Washington numerose Messe: mons. Boland incoraggia pure le singole diocesi del Paese a ricordare la ricorrenza, pregando in particolare la Beata Vergine Maria con il titolo di “Stella Maris”.

1,2 milioni i marittimi al mondo che operano su 10mila imbarcazioni
Indetta nel 2005 per incoraggiare i fedeli statunitensi a ricordare e pregare per i tutti i marittimi, la Giornata è organizzata dall’Apostolato del mare, organo della Commissione episcopale per la Pastorale dei migranti e dei rifugiati. L’Apostolato è attualmente attivo in 48 diocesi degli Usa e in 53 porti di 26 Stati del Paese, con una rete composta da 92 cappellani, sacerdoti, religiosi, diaconi e laici. Da ricordare, infine, che attualmente nel mondo il 90% dei beni viene trasportato via mare, i marittimi sono 1,2 milioni ed operano su 10 mila imbarcazioni. (I.P.)

Fonte Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi