SOSTENITORE DELLA FOLGORE

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domenica 17 aprile 2016

L'intervento di Padre Lombardi sulla visita di Papa Francesco a Lesbo









Il viaggio del Papa a Lesbo si è concluso. Un incontro fortemente umano ed ecumenico con la presenza di tre leader religiosi che insieme hanno voluto dare una testimonianza di solidarietà al mondo. Adriana Masotti ne ha chiesto un commento a caldo al direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al seguito del Papa sull’isola:


R. – Come sappiamo, il Papa desidera sempre l’incontro, l’incontro personale e anche qui, al centro dei rifugiati, ha voluto dedicare un lungo tempo proprio a salutare, accarezzare, abbracciare persone, molti minori, uno per uno, centinaia di persone. Chiaramente, in questa occasione l’aspetto ecumenico è assolutamente fondamentale e originale, però è naturale per il posto dove ci troviamo: un Paese a grande maggioranza ortodossa e quindi il Papa viene in un luogo i cui responsabili religiosi sono i capi dell’ortodossia, il Patriarca ecumenico e l’arcivescovo di Atene e di tutta la Grecia, che sono stati ben contenti di poter fare con il Papa questo atto di presenza e di impegno che condividono pienamente, perché anche loro sono assolutamente preoccupati, coinvolti da questa vicenda drammatica. I cristiani in questo si sono manifestati uniti e nei confronti di persone che, nella massima parte, non sono cristiane perché tanti di questi rifugiati vengono da Paesi che non sono a maggioranza cristiana, anche se ve ne sono pure, cristiani, che vengono da Paesi del Medio Oriente come la Siria, dove sono stati perseguitati o messi in situazioni estremamente difficili.

D. – Ecco, i tre interventi sono stati molto forti, soprattutto carichi di partecipazione al dramma dei profughi. Che impressione ha avuto?

R. – Direi che proprio questo è quello che mi ha colpito, cioè l’aspetto della partecipazione intensa, della partecipazione affettuosa, umana: perché questo è il fatto. Cioè, riconoscere che queste persone non sono numeri, non sono oggetti, non sono qualcosa che possa essere sballottolato di qua o di là in seguito alle forze dei conflitti o degli interessi di carattere economico, ma sono veramente tutte persone singole. In questo senso, l’incontro, l’abbraccio, l’accarezzare che tutti e tre i leader hanno voluto fare insieme, ha manifestato questa dimensione concreta.

D. – Nella Dichiarazione firmata congiuntamente, c’è anche la richiesta di trovare soluzioni, quella – ad esempio – di concedere l’asilo temporaneo ai profughi che ne hanno bisogno…


R. – Diciamo che la Dichiarazione congiunta è l’atto con cui i tre leader insieme fanno degli appelli ai responsabili, alle autorità che possano fare qualcosa di positivo di fronte a questa grande situazione. Poi, a ognuno le sue responsabilità. I capi religiosi hanno un’autorità morale, poi sono i politici o le persone che hanno responsabilità operative nella società che devono sforzarsi di trovare soluzioni che certamente non sono facili. Quindi è giusto fare gli appelli e bisogna anche comprendere che sono situazioni estremamente complesse, sia per le dimensioni di questo esodo sia per la complessità dei problemi, sia per la molteplicità dei Paesi coinvolti, di cui ognuno ha la propria prospettiva anche differente di fronte alle emergenze che si trovano. Però, l’unità di tre persone così autorevoli nel fare appelli, nel richiamare la insostenibilità di una situazione come questa di fronte a tutto il mondo, è certamente un grande contributo all’impegno da parte di tutti.



Fonte Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi

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LE PAROLE DEL PAPA :





"Che mai siano da noi dimenticati - invoca Francesco - ma che possiamo onorare il loro sacrificio con le opere più che con le parole. Ti affidiamo tutti coloro che hanno compiuto questo viaggio, sopportando paura, incertezza e umiliazione, al fine di raggiungere un luogo di sicurezza e di speranza".




Il Papa chiede dignità e pace per tutti: "Fa' che, prendendoci cura di loro, possiamo promuovere un mondo dove nessuno sia costretto a lasciare la propria casa e dove tutti possano vivere in libertà, dignità e pace. Dio di misericordia e Padre di tutti, destaci dal sonno dell'indifferenza, apri i nostri occhi alle sofferenze e liberaci dall'insensibilità, frutto del benessere mondano e del ripiegamento su sé stessi". Il Papa invita "nazioni, comunità e singoli individui, a riconoscere che quanti raggiungono le nostre coste sono nostri fratelli e sorelle. Aiutaci a condividere le benedizioni che abbiamo ricevuto dalle tue mani e riconoscere che insieme, come un'unica famiglia umana, siamo tutti migranti, viaggiatori di speranza verso di Te ( Il Santo Papa Giovanni Paolo II ci definì : Pellegrini dell'Universo ) , che sei la nostra vera casa, là dove ogni lacrima sarà tersa, dove saremo nella pace, al sicuro nel tuo abbraccio".





Anche Bartolomeo e Ieronymos hanno pronunciato una preghiera al porto di Mitilene




Il Papa, Bartolomeo e Ieronymos , arrivati in minibus al porto di Mytilene, che dista circa 8 chilometri dal Mòria refugee camp , per incontrarsi con la cittadinanza e con la comunità cattolica e per un ricordo delle vittime delle migrazioni.




Il Papa ha ancora ringraziato i greci e i volontari che si prodigano per alleviare le sofferenze dei profughi . Molte le persone semplici che hanno messo a disposizione il poco che avevano per condividerlo con chi era privo di tutto. Dio saprà ricompensare questa generosità". Ma per essere veramente solidali con chi è costretto a fuggire dalla propria terra - ha detto il Papa "bisogna lavorare al fine di rimuovere le cause di questa drammatica realtà. Prima di tutto è necessario costruire la pace dove la guerra ha portato distruzione e morte, e impedire che questo cancro si diffonda altrove. Vanno privati di ogni sostegno quanti perseguono progetti di odio e di violenza. Va invece promossa senza stancarsi la collaborazione tra i Paesi, le Organizzazioni internazionali e le istituzioni umanitarie, non isolando ma sostenendo chi fronteggia l’emergenza". Indispensabile anche il contributo delle Chiese e delle Comunità religiose. "La mia presenza - dice il Papa-qui insieme al Patriarca Bartolomeo e all’Arcivescovo Ieronymos testimonia la nostra volontà di continuare a collaborare perché questa sfida epocale diventi occasione non di scontro, ma di crescita della civiltà dell’amore". Grazie a voi, perché siete custodi di umanità, perché vi prendete teneramente cura della carne di Cristo, che soffre nel più piccolo fratello affamato e forestiero, e che voi avete accolto" (cfr. le Beatitudini ) qui ------>. IL TESTO




La firma della dichiarazione congiunta di Papa Francesco, del Patriarca ecumenico Bartolomeo I e dell’arcivescovo ortodosso di Atene Ieronymos nel campo profughi di Moria : “La tragedia della migrazione e del dislocamento forzato” richiede “una risposta di solidarietà, compassione, generosità e un immediato ed effettivo impegno di risorse. Da Lesbo facciamo appello alla comunità internazionale perché risponda con coraggio, affrontando questa enorme crisi umanitaria” e le sue cause con “iniziative diplomatiche, politiche e caritative e attraverso sforzi congiunti, sia in Medio Oriente sia in Europa”. IL TESTO INTEGRALE DELLA DICHIARAZIONE





Il Papa e le due importanti personalità ortodosse si rivolgono e scrivono, “a tutti i responsabili politici affinché sia impiegato ogni mezzo per assicurare che gli individui e le comunità, compresi i cristiani, possano rimanere nelle loro terre natie e godano del diritto fondamentale di vivere in pace e sicurezza” e che sia impiegato ogni mezzo per Eliminare le rotte della morte . E la Dichiarazione sottolinea che sono “difendere i diritti umani fondamentali in questa situazione divenuta insostenibile.




Ancora un incitamento viene rivolto a “tutti i Paesi” poichè, perdurando questa situazione di precarietà”, essi estendano “l’asilo temporaneo” e concedano “lo status di rifugiato a quanti ne sono idonei”, ampliando “gli sforzi per portare soccorso”.


Riaffermando “con fermezza ma accoratamente” la decisione di “intensificare” i rispettivi “sforzi per promuovere la piena unità di tutti i cristiani”,il Papa , il patriarca Bartolomeo e l’arcivescovo Ieronymos – citando la Charta Ecumenica del 2001 – si dicono essere desiderosi di voler “contribuire congiuntamente affinché venga concessa un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca asilo in Europa”. E sottolineano che l’Europa oggi, “si trova di fronte a una delle più serie crisi umanitarie dalla fine della Seconda Guerra Mondiale”. Dunque, insieme “esortiamo la comunità internazionale a fare della protezione delle vite umane una priorità e a sostenere, ad ogni livello, politiche inclusive che si estendano a tutte le comunità religiose”.



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