SOSTENITORE DELLA FOLGORE

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sabato 23 aprile 2016

Beatificati a Burgos 5 martiri della guerra civile spagnola






Sono stati beatificati oggi a Burgos, in Spagna, il sacerdote Valentín Palencia Marquina e quattro compagni martiri, uccisi in odio alla fede nel 1936 durante la guerra civile spagnola. Al rito era presente anche il cardinale Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Ascoltiamo il porporato al microfono di Roberto Piermarini:


R. - I cinque martiri sono il sacerdote Valentín Palencia Marquina, nato a Burgos nel 1871, e quattro giovani laici suoi collaboratori, tutti uccisi nel gennaio del 1937. Tra di essi spicca la figura di Donato Rodríguez García, di venticinque anni, maestro di musica, colto, generoso, con notevoli doti pedagogiche. Usava le stampelle a causa di una poliomielite infantile. Ci sono poi, Germán García García, di ventiquattro anni, che si era offerto volontario come insegnante nel collegio fondato da Don Valentín; il ventenne Zacarías Cuesta Campo, che studiava musica nel collegio ed era calzolaio; e, infine, Emilio Huidobro Corrales, di appena diciannove anni, che viveva nel collegio perché, dopo la morte della madre, era stato rifiutato dal patrigno.


D. - Ci può dire qualcosa di Don Valentín e del suo martirio?


R. - Don Valentín Palencia era un sacerdote totalmente consacrato agli orfani e ai ragazzi poveri ed emarginati, da lui accolti ed educati in un collegio, il Patronato de San José. Fra le varie iniziative culturali da lui promosse, c'era anche la creazione di una banda musicale formata dai suoi giovani. Nel luglio del 1936 portò, come al solito, la banda a Suances, piccolo porto di pescatori sulla costa cantabrica, per un periodo di vacanza, ma anche di concerti molto apprezzati dalla popolazione.

D. - Cosa avvenne in quei giorni d'estate?

R. - Purtroppo in quell'estate, che si preannunziava gioiosa, il nemico del bene diede inizio a un'epoca di sangue e di lutto per la chiesa spagnola. Fu proibita la celebrazione dei sacramenti, furono incendiate le chiese, saccheggiate le case religiose, distrutti gli arredi sacri, bruciati i preziosi dipinti dell'arte spagnola. Nella notte del 15 gennaio 1937 Don Valentín e i quattro giovani furono arrestati, uccisi e abbandonati in un luogo solitario. La causa della morte di Don Valentín viene ben espressa da un testimone: «Lo uccisero perché era sacerdote». I giovani laici furono assassinati con lui, per difendere la loro fede e per condividere la sorte del loro padre, maestro e amico.


D. - Qualcuno dice che non bisogna riandare al passato, ma aprirsi al presente e al futuro. Quale messaggio porta oggi la beatificazione di questi martiri?


R. - Certo, non bisogna riandare al passato, ma soprattutto non bisogna ripeterlo in quello che ha di crudele e di disumano, come fu appunto la persecuzione degli anni Trenta. Per questo il messaggio della beatificazione di Burgos è una buona notizia per oggi. I martiri seminano amore, non odio. Trasmettono il calore della presenza di Dio anche nel cuore di coloro che li uccidevano. La loro vita buona lenisce le ferite e risana i cuori, guarendoli dai mali dell'odio e della divisione. I martiri rendono più bella e abitabile la casa dell'uomo, invitando a non ripetere il passato oscuro e sanguinoso, ma a costruire e vivere un presente luminoso e fraterno. È questa la buona notizia di ogni beatificazione: rispondere alla vendetta col perdono, ai pensieri di morte con pensieri e gesti di vita, alla violenza con la mitezza. Per questo la Chiesa continua a celebrare e a glorificare i martiri.


Fonte Radio Vaticana - Marilina Lince Grassi



“Al servizio della Chiesa e del nostro popolo”: s’intitola così il messaggio con il quale i vescovi spagnoli hanno voluto celebrare il 50.mo anniversario della Conferenza episcopale (Cee). A conclusione dell’Assemblea plenaria, i presuli hanno anche manifestato la loro vicinanza al popolo ecuadoregno colpito dal terremoto e hanno aderito alla colletta per l’Ucraina, indetta da Papa Francesco.

Un pensiero per l’Ecuador e l’Ucraina
Nel discorso inaugurale dell’assise, lo scorso 18 aprile, il presidente dell’episcopato, il card. Ricardo Blázquez Pérez, ha ricordato le vittime del terremoto che ha colpito l’Ecuador. “Chiediamo al Signore – ha detto - l’eterno riposo per le centinaia di persone decedute, supplichiamo per la pronta guarigione dei feriti e per le famiglie e per le persone colpite da questa catastrofe”. Un pensiero è anche andato all’Ucraina in risposta all’appello di Papa Francesco di realizzare, domenica 24 aprile, una colletta in tutte le Chiese cattoliche dell’Europa a beneficio della popolazione di questa nazione. La Conferenza episcopale spagnola ha annunciato un contributo di 300 mila euro per la Campagna “Con il Papa per l’Ucraina”. In questa iniziativa sono coinvolte tutte le diocesi della Spagna, insieme alle organizzazioni caritatevoli e assistenziali della Chiesa.

La Cee, primo frutto del Concilio Vaticano II
La Conferenza episcopale spagnola è nata il 1° marzo del1966, appena tre mesi dopo la chiusura del Concilio Vaticano II; la sua costituzione ha significato non solo la nascita di un organismo amministrativo e collegiale, ma anche e soprattutto l’istituzione di “uno strumento per realizzare – scrivono i vescovi nel loro messaggio – il dettato conciliare per il quale le gioie e le speranze, le tristezze e le angosce degli uomini del nostro tempo, soprattutto dei poveri e dei più deboli, sono le stesse dei discepoli di Cristo”. Il messaggio ricorda poi le difficoltà nell’accogliere gli insegnamenti conciliari in un “momento di effervescenza ideologica, dove non mancavano polarizzazioni e contrapposizioni in seno alla Chiesa stessa”. Partendo da questo scenario storico, i vescovi hanno ripercorso le indicazioni dei diversi magisteri dei Papi, partendo dal Beato Paolo VI, passando per San Giovanni Paolo II e Benedetto XVI per poi ribadire la loro completa adesione all’attuale magistero di Papa Francesco. “Vogliamo assecondare il suo rinnovato appello ad una vera conversione pastorale - si legge nel testo - mostrando a tutti il volto misericordioso di Dio attraverso il nostro impegno evangelizzatore”.

50 anni di storia della Spagna
Il messaggio della Conferenza episcopale ricorda che, nell’arco di 50 anni di storia, il Paese ha avuto un cambiamento di regime politico, l’istaurazione di un sistema democratico costituzionale, lo sviluppo di pluralismi, un maggiore risalto della diversità delle comunità autonome e l’irruzione di correnti di pensiero e di modelli di vita differenti, così come lontani dalla tradizione cristiana. Davanti a queste sfide, i presuli affermano che con “un permanente spirito di servizio” hanno potuto realizzare “come Pastori un discernimento della situazione morale della nazione e delle sue istituzioni per mantenere una costante presenza della Chiesa in una società in costante trasformazione”.

Incoraggiare la presenza dei cattolici nella vita pubblica
Nel messaggio viene inoltre ribadita, la libertà della Chiesa ad agire nella società secondo la propria identità, “stimolando la presenza dei cattolici nella vita pubblica, la carità politica e la dimensione sociale della fede con l’obiettivo di difendere la giustizia, la vita umana, l’uguaglianza di tutti, il vero matrimonio, la famiglia e il diritto dei genitori nell’educazione dei propri figli”.

Omaggio a Paolo VI
​Tra le iniziative per celebrare questo anniversario, l’episcopato ha annunciato la presentazione degli ultimi due volumi della collana dedicata ai documenti della Conferenza episcopale spagnola. Inoltre, si sta lavorando alla realizzazione di due congressi organizzati dalla Biblioteca di Autori Cristiani, dalla Pontificia Università di Salamanca e dalla Fondazione Paolo VI. Uno avrà come tema l’importanza istituzionale delle Conferenze episcopali, mentre l’altro sarà un omaggio alla figura di Paolo VI ed al suo rapporto con la Spagna. Per quest’ultimo, si auspica la presenza del card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano. di Alina Tufani
















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